castagne

La coltivazione delle castagne in Italia ha origini molto antiche: alcune epistole della Certosa di Pesio (fine XII secolo) infatti, fanno rilevare come un quinto delle terre coltivabili nel territorio di Cuneo erano rappresentate proprio da castagneti.

Oggi, le zone di produzione della castagna di Cuneo si estendono dalla Valle Po alla Valle Tanaro, comprendendo sia i comuni di montagna che di fondovalle. Gli alberi si trovano tra i 200 e i 1000 metri di altitudine, illuminati dal sole e riparati dal vento.

I terreni profondi e puliti, ricchi di humus e privi di calcare attivo rappresentano l’ambiente ideale per i castagneti, in grado di donare ai frutti particolari caratteristiche organolettiche.

Al fine di garantire le migliori condizioni possibili ai cultivar inoltre, annualmente vengono realizzate scrupolose pulizie del sottobosco.

Molto spesso i termini marroni e castagne vengono confusi o uniti sotto lo stesso termine, ma in realtà rimandano a due specie differenti. Sebbene la pianta che li origini sia la stessa, i marroni sono stati ottenuti selezionando e riproducendo per innesto i castagni aventi i frutti con le caratteristiche migliori.

Proprio per questo, il marrone è rinomato per il suo gusto: dolce e delicato, contiene ed esalta i sapori del bosco, trionfando sulle tavole degli italiani e diventando l’ingrediente principe di numerose ricette autunnali.

A livello estetico, il marrone ha una pezzatura molto maggiore della castagna (un riccio infatti contiene al massimo 2-3 frutti), presenta una buccia più chiara e la sottile pellicina che lo contraddistingue è facilmente asportabile.

La castagna invece, è più piccola, di forma più allungata e dal colore scuro. Rispetto al marrone, la rimozione della pellicina interna risulta più complessa, in quanto penetra maggiormente nella polpa del frutto.